IL MIRACOLO DELLA MOLTIPLICAZIONE DELLE AZIENDE

Dalla Rai a Telecom, passando per Alitalia e Ferrovie, la nuova moda del capitalismo italiano è dividere e moltiplicare le aziende, come se così crescessero.

Foto di Bo Hansen

Foto di Bo Hansen

Ora è la volta del ministro Gentiloni di presentare un progetto per la nuova Rai: tre aziende al posto di una, una per le reti e due per i prodotti. E' una soluzione magica per i problemi della Tv di Stato, dominata dalla politica, incapace di produrre programmi di qualità ma capace di spendere miliardi di euro del canone in ingaggi a superdivi e isole varie.
Tronchetti Provera, alle prese con un debito formidabile, uno scandalo giudiziario senza precedenti e la necessità di adeguare Telecom Italia alle sfide della banda larga, era stato il primo a immaginare di spaccare l'azienda in tre, dopo anni di esternalizzazioni di singoli pezzi di attività e servizi. Tronchetti ha incontrato le forti resistenze di politica, sindacati e mercato; ecco arrivare Rossi che, invece di tre aziende separate, vuole limitarsi a riorganizzare Telecom in quattro divisioni autonome.
Intanto Alitalia dovrebbe essere divisa almeno in due: una dei servizi di terra e una per il volo; per le Ferrovie si è scoperto invece che l'aver separato la Rete dalla divisione commerciale trasporto non ha fatto arrivare i treni in orario ma ha coperto gli storici buchi di bilancio.
Sembra la nuova moda del capitalismo italiano, in particolare nei servizi ma non solo, un capitalismo fatto di tante imprese medie e piccole, senza vere grandi imprese multinazionali, povero di capitali ma anche di brevetti e di innovazione, familiare e ristretto ai soliti noti, spiazzato dalla globalizzazione ma capacissimo di spezzare le poche grandi imprese che rimangono, moltiplicarle in un numero infinito, fin quasi all'atomo, di imprese più piccole, utilissime a eludere il fisco e a moltiplicare consigli di amministrazioni, consiglieri e relativi emolumenti, dirigenti con retribuzioni e liquidazioni assolutamente tra le più elevate del mondo e tra le più slegate da ogni parametro di efficienza, qualità e reddività.
Nelle cronache finanziarie non si parla mai (o quasi) di progetti, di prodotti, di obbiettivi, ma sempre e solo di queste proposte di ingegneria organizzativo-finanziaria che dovrebbero essere capaci, chissà perché, di risollevare le sorti di un'economia italiana, che quando torna a crescere a poco più dell'1% ci fa gridare al miracolo, segno di una decadenza di cui, forse, abbiamo perso perfino la consapevolezza.

 

Pier Luigi Tolardo

 

www.zeusnews.it 11 gennaio 2007

 

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