IN MARCIA PER LA SALVEZZA

I pinguini minacciati dal cambiamento climatico dell'Antartide

 

«Un altro giorno, sbarrai a un pinguino la strada per il mare e mi divertii moltissimo a osservare le sue reazioni. Era un uccello coraggioso e finché non raggiunse il mare, lottò regolarmente e mi spinse indietro...». Così scrive Charles Darwin nel suo «Viaggio di un naturalista intorno al mondo», raccontando il suo primo incontro con quello strano, buffo, simpatico animale chiamato pinguino. Erano già passati tre secoli pieni dal primo incontro con l'uomo occidentale ed erano occorsi parecchi avvistamenti per capire bene di che razza di animale si trattasse (ancora nel ' 600 l'esploratore francese Augustin de Beaulieu lo descriveva come un pesce piumato). In realtà, il pinguino sembra davvero il frutto di un esperimento di laboratorio, una specie di piccolo Frankenstein che sa fare molte cose e tutte diverse tra loro: nuotare come un pesce, saltare le onde come un delfino, immergersi nell'acqua come una foca, camminare ritto come un uomo. E invece è un uccello: incapace di volare, con le ali trasformate in pinne, ma sempre uccello, con una storia evolutiva in chiave decisamente marina suggerita per motivi di sopravvivenza. Piuttosto che in aria, il pinguino ha trovato cibo e habitat favorevole tra in ghiacci del Polo Sud o comunque nell'emisfero australe (si pensi alle colonie che vivono in Sudafrica, Cile, Nuova Zelanda), fino a che - è storia di questi anni - le mutate condizioni climatiche del pianeta hanno cominciato a incidere anche sulla sua esistenza. Oggi esistono numerosi allarmi che lo riguardano e il numero delle specie di pinguini considerate in pericolo o vulnerabili dalle maggiori associazioni naturalistiche è quasi raddoppiato dal 1992, passando da cinque a nove. Di sicuro, sono messe male le numerose colonie di pinguini Rockhopper che vivono alle Isole Falkland, trecento miglia al largo dell'Argentina. Secondo l'Environmental Research Unit, gruppo di ricerca di stanza sul territorio, oltre 2000 esemplari adulti di una colonia composta da 8.000 individui nella piccola isola di Saunders sono morti negli ultimi tempi per la scarsità di cibo, ultima conseguenza del raffreddamento delle acque che bagnano le Falkland (da 1 a 2 gradi centigradi in meno) causato dallo scioglimento dei ghiacci antartici. Secondo il biologo Mike Bingham, la moria di Saunders Island potrebbe essere un significativo assaggio di ciò che potrebbe accadere in futuro: «Nelle Falkland, dove risiede almeno un quarto della specie, tutti gli esemplari di questo pinguino potrebbero morire di fame» dice. Tra i biologi è massima allerta: c'è chi ricorda ancora la strage avvenuta tra il 1986 e il 1987, quando i 2 milioni e mezzo di coppie di Rockhopper si ridussero alla metà, per poi declinare, negli anni successivi, fino alle 300 mila coppie di oggi, numero stabile da almeno un quinquennio. E' indubbio che molte preoccupazioni derivino dai forti cambiamenti climatici in atto in Antartide, che hanno già condizionato le fasi di riproduzione di molti uccelli: in una ricerca condotta dal Centre national de la recherche scientifique di Parigi dal 1950 al 2004, è stato calcolato che nove specie di volatili marini (compreso il pinguino imperatore, l'epico protagonista del fortunato film «La marcia dei pinguini») raggiungono il nido sulla banchisa antartica con nove giorni di ritardo medio, con un ritardo conseguente nella deposizione delle uova. La mancata sincronizzazione temporale con le fonti di cibo, spiegano i biologi, potrebbe creare qualche problema agli abitatori di questa landa estrema, che dovranno rispondere alle mutate condizioni ambientali con una microevoluzione del loro comportamento. Sempre in marcia tra ghiaccio e gelo, verso la salvezza della specie.

 

Claudio Colombo

 

Corriere della Sera di martedì 18 aprile 2006

 

PRIMA PAGINA