Usa, abolita la pena di morte per i minori

Il massimo tribunale americano si spacca. Ma con 5 voti a favore e 4 contrari si allinea alle convenzioni internazionali

 

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK - A partire da oggi, chi ha commesso uno o più omicidi quando aveva meno di diciotto anni non potrà più finire sul patibolo, non importa quando feroce il crimine che ha commesso. E' la decisione, giudicata «storica» e «rivoluzionaria» dagli abolizionisti Usa, presa ieri dalla Corte Suprema degli Stati Uniti attraverso una sentenza che ha spaccato in due la più alta Corte del Paese. Con 5 voti a favore e 4 contrari, i sommi giudici americani hanno dichiarato «incostituzionale» la pena di morte per i minorenni. La sentenza cancella con effetto immediato e retroattivo circa 70 condanne a morte, (su un totale di 3400), che aspettavano altrettanti adolescenti nei 19 stati dell' Unione - dall' Alabama alla Virginia - che in violazione delle convenzioni internazionali per i diritti dei minori continuavano a uccidere i bambini. «È opportuno prendere atto dell' enorme peso dell' opinione pubblica internazionale contro la pena di morte per i minorenni - ha scritto nella sua relazione di 25 pagine il giudice di maggioranza Anthony Kennedy - un' avversione che si fonda sulla certezza che l' instabilità e gli squilibri emotivi tipici dei giovani possano essere spesso alla base di un crimine». Di ben altro avviso il giudice ultraconservatore Antonin Scalia, che nella sua relazione di minoranza accusa l' ala liberal della Corte Suprema di aver «prevaricato le leggi volute dal popolo», proclamandosi «unico arbitro degli standard morali della nazione». Nel 2002 il massimo organo giudiziario americano aveva bocciato l' esecuzione dei ritardati mentali, grazie allo stesso schieramento: 5 giudici liberal contro 4 conservatori. Come allora, anche oggi il principio filosofico-morale alla base della sentenza è l' ottavo emendamento della Costituzione, che proibisce il ricorso a punizioni «crudeli ed inusuali» per i condannati. Anche se è troppo tardi per i 22 minorenni giustiziati in Usa dalla reintroduzione della pena di morte, nel 1976, la decisione conferma l' inarrestabile tendenza abolizionista negli Usa. In precedenza, la stessa Corte aveva vietato anche la condanna a morte per i minori di 15 anni: con la sentenza odierna, il bando è stato esteso ai sedicenni e diciassettenni. All' esame della Corte Suprema era il caso assai controverso di un killer diciassettenne del Missouri, Christopher Simmons, che nel 1993 aveva rapito la vicina di casa Shirley Crook e l' aveva legata e gettata da un ponte. Secondo l' accusa, Simmons si era vantato con gli amici di aver ucciso sapendo di non poter essere condannato a morte in quanto minorenne. Ma la Corte Suprema del Missouri aveva dichiarato incostituzionale tale divieto e Simmons sembrava destinato a fare la stessa fine di ragazzini come Joseph Cannon e Eric Morgan, giustiziati per crimini commessi quando non avevano ancora l' età legale per fumare, votare o bere alcolici. «Oggi - ha commentato William Schulz, direttore esecutivo di Amnesty International Usa - la Corte ha respinto l' idea assurda che gli Stati Uniti possano da un lato impegnarsi affinché nessun bambino rimanga indietro a scuola, come va predicando George W. Bush. E dall' altro portare tranquillamente e senza sensi di colpa gli stessi giovani verso il patibolo».

 

Alessandra Farkas

 

Corriiere della Sera di mercoledì 2 marzo 2005

 

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