I SOGNI MUOIONO AL DPEF?

 

Dopo aver ballato per due estati, molto di più di quanto riuscì a Bibi Andersson, il ragionier Tremonti, quanto di più lontano si possa immaginare dall’attrice svedese, ha dovuto ammettere a denti stretti che la prossima legge finanziaria, di cui il “Documento di programmazione economica e finanziaria”  rappresenta la parte fondamentale, dovrà essere ben più “creativa” di quanto lo sono state quelle che l’hanno preceduta.

Un tale aggettivo in bocca ad un ministro che, a modo suo, ha sempre ragionato con la fredda legge dei numeri e con le “inesorabili” leggi economiche suona beffarda se non “sinistra” e minacciosa agli orecchi e ai portafogli degli italiani.

Giova rammentare che Tremonti, a differenza del suo capo, è stato più parco in termini quantitativi ma non qualitativi nel promettere il Bengodi.

Padrone e signore delle entrate e delle uscite, ha promesso e mantenuto, se si crede alla nuova legge approvata in Parlamento, che i nostri cittadini subiranno in futuro (quando?) una pressione fiscale con  percentuali di tassazione uguale se non minore di quella statunitense. Naturalmente, questo senza far cenno alla legislazione che ha permesso a regioni ed Enti locali di aumentare in modo significato la tassazione ora di loro competenza.

Con la spensieratezza propria dei giovani tecnocrati, circa dieci anni fa aveva demolito un governo che aveva approvato un condono fiscale, accusando quella classe politica di considerare gli onesti come cittadini di serie B. In questi anni di governo, non solo ha proposto e fatto approvare lo scudo fiscale per il rientro dei capitali fraudolentemente all’estero, non solo ha inventato quel giochetto dei “tre campanelli” chiamato “cartolarizzazione”, in aderenza alla semplicità e alla chiarezza del linguaggio da usare con i cittadini, ma ora spinge con l’acceleratore per far approvare al più presto anche un condono edilizio.

Nel frattempo, con notevole sicumera ha garantito e fatto dichiarare a Berlusconi che si faranno opere pubbliche per miliardi e miliardi di euro, si aumenteranno le pensioni, ci saranno una scuola e una sanità migliore grazie alla devoluscion, eccetera, eccetera, eccetera. 

Insomma, il nostro eroe, emulo del Cavaliere, l’ha messa tutta per evitare di scontentare gli italiani e segnatamente gli elettori, diffondendo incessante il verbo dell’ottimismo e usando la propaganda come il più ottuso “agitprop” comunista. Nemmeno un avvenimento come il criminoso attentato alla Due Torri di New York, vero spartiacque tra due ere, era riuscito a modificare l’atteggiamento saccente e saputello.

Ora, come sempre, i nodi vengono al pettine e, nonostante un’informazione pubblica e privata complessivamente autocensoria e supina, emerge dal confuso dibattito politico all’interno della maggioranza e perfino da coloro che sono stati i grande sostenitori del centro destra, Confindustria e Governatore della Banca d’Italia, una critica diffusa al governo accompagnata dall’impressione, se  non dalla certezza, che si sta raschiando il fondo del barile.

Insomma, ragazzi, dicono D’Amato e Fazio, non c’è una lira e senza è impossibile trasformare i sogni in realtà.

Così il Cavaliere si trova letteralmente a dover fare i conti con una coalizione molto meno unita e malleabile sui temi dell’economia e dell’attuazione di un programma di governo rispetto alla soluzione delle sue cosette personali e non può nemmeno pensare che i problemi sul tappeto, dalle pensioni alla tutela del diritto alla salute, possano essere risolti con la bacchetta magica di “Harry Potter” Tremonti.

Il Ministro dell’Economia ha già le sue gatte da pelare per sciogliere i nodi che in questi due anni ha ampiamente contribuito ad aggrovigliare.

Prendiamo per esempio il settore sociosanitario in cui ha agito praticamente da Ministro della Salute.

Esso si è ormai trasformato in un campo di battaglia a causa dell’introduzione di una legislazione contraddittoria e confusa, di cui è in parte responsabile anche il centro sinistra, che induce gli attori (Regioni, Enti locali, Aziende sanitarie) ad interpretazioni a soggetto sgombre da qualsiasi regola nell’amministrazione, nella gestione e nelle relazioni politiche, sindacali, industriali, contrattuali, e con l’aggravante di una maggioranza in cui è assente la cultura di governo.

Così la situazione economica di un comparto di fondamentale importanza per i cittadini sta diventando drammatica e una delle tanti dimostrazioni di questo stato di cose è rappresentato da quanto sta accadendo nella trattativa tra le Regioni per la ripartizione del Fondo Sanitario Interregionale (ex Fondo Sanitario Nazionale) 2003.

Le tante riunioni tecniche e politiche tenute fino ad oggi non sono riuscite a colmare la frattura esistente tra le Regioni (non solo tra Nord e Sud). L’ultima addirittura è stata rinviata con la comica scusa, se si pensa che negli ultimi anni la parola Stato ha goduto presso le Regioni dello stesso gradimento di un cane che bestemmia in chiesa, che mancava il rappresentante del Ministero dell’Economia.

Alla fine l’accordo si farà, ma il nocciolo della questione è tattico (il finanziamento del servizio sanitario) e strategico (il suo funzionamento).

Tremonti lo sa, per questo si affida alla “creatività”  per far morire i suoi sogni, di quelli che hanno votato il centrodestra e magari anche di tutti gli altri cittadini che hanno ben altri di sogni, nel Dpef.   

   

                                                                   

ROBERTO BUTTURA

 

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